Bruno Epifani (1936-1984)
Premio Speciale "Alla Memoria"
IV edizione - 2015
Biografia dell'autore:
Bruno Epifani è nato a Novoli (LE)
nel 1936. Fin da ragazzo ha voluto promuovere nel paese attività culturali di
vario genere, fondò con altri amici il Circolo Culturale “Pippi Ferraro” che fu
catalizzatore di fermenti creativi considerevoli per un piccolo centro del
Salento. Per dar fede alla sua idea di giustizia volle insegnare ai ragazzi meno
fortunati, in quel ghetto che erano le classi differenziali, convinto che a
tutti va data un’opportunità.
Si
è sempre interessato di letteratura contemporanea, in particolare si è
impegnato nello studio di poeti quali Quasimodo, Gatto, Bodini; si è laureato con una tesi su Tommaso Fiore.
Autore
in vita di un solo volume, Epistolario
Salentino (L’Orsa Maggiore, Lecce 1967) e di due volumi postumi, Una terra d’origine (Pensionante de’
Saraceni, Caprarica di Lecce 1986) e Alle
radici di Eva (Milella, Lecce 2014). L’anelito a conoscere altri luoghi, lo
ha spinto a insegnare anche all’estero, prima al Cairo, nel 1975, poi a
Barcellona, nel 1978.
È
morto a Roma nel 1984.
Motivazione del conferimento del Premio:
Bruno Epifani, poeta nato a Novoli nella provincia leccese nel 1936 e deceduto prematuramente a Roma nel 1984, ci ha lasciato un’eredità culturale non indifferente sotto forma di un nutrito mannello di versi. La prima pubblicazione, dal titolo che marca da subito il profondo legame con la sua terra ossia Epistolario salentino è del 1967. Si tratta dell’unico lavoro organico in forma cartacea che lo stesso Epifani riuscì a vedere completo e a diffondere tra amici e conoscenti. Ad esso seguirono la compilazione di versi prodotti dall’uomo nel corso degli anni nel volume postumo Una terra d’origine del 1986 e, in termini più recenti grazie all’impegno e alla volontà della moglie, il volume Alle radici di Eva pubblicato nel 2014.
Ciò che è possibile osservare con
imperitura certezza è che Epifani
tingendo i suoi versi di un fascino incantato e al contempo critico nei
confronti della sua terra può essere a ragione inserito in quell’ampia
compagine della letteratura italiana contemporanea che ha posto l’accento sulle
forme e sui disagi sentiti nella questione meridionale.
Il carattere che
contraddistingue i cosiddetti meridionalisti è senza dubbio quel grado di
conservazionismo anche nei più progressisti che conduce quel tipo di
letteratura, narrativa o poesia, ad allestire una certa posizione ideologica
tendente alla difesa del territorio. Si tratta di una posizione ben precisa in
bilico tra tradizione e quindi conservazione della propria storia e dei propri
valori ed una certa enfasi drammatica tipica di un certo illuminismo
progressista e liberale. La difesa della terra, dei propri valori non è
chiusura ma apertura verso il prossimo, verso una certa contaminazione. In
altre parole, si viene a realizzare un vero programma politico e federalista ma
di natura estroversa. Estroversione tipica di un liberalismo gobettiano che è
palpabile in Dessì (con la faccenda delle "chiudende"), in Silone nel
problema marsicano tra latifondisti e braccianti, in Jovine alle prese di un
Molise lontano dal potere, sino ad Alvaro nella sua Calabria, ed è forse
rintracciabile in Carlo Levi l'apogeo di questo sentimento. Sentimento di
coscienza che in Sciascia fa sì che l’intera Italia sia poi considerata una
Sicilia. Si tratta in sostanza di un modo di vedere o meglio guardare il mondo
attraverso la lente di un Meridione non più derelitto e vittima ma di un’area
geografica dove la storia di un paese se pare finire lì, ricomincia senza mezzi
termini. Il sud, il tanto celebrato mezzogiorno italiano da Scotellaro a
Brancati, da Jovine a Cuoco, da Salvemini a Lavava passando da Leonetti,
Bonaviri, Fava non è altro che il teatro dove si inscena la rivincita dopo
tanto dolore, dove si allestisce una nuova idea politica più sostenibile, che
letterariamente viene espressa attraverso un realismo estremo e che trova nel
soggetto l’idea di stato.
Nelle poesie di Epifani è difficile non
rintracciare un elemento vegetale od animale che sia a caratterizzare
concretamente la dimensione naturalistica di una terra di ulivi arcaici
costeggiata da un mare dolce e compagno di avventure. L’esistenza del Nostro è
stata marcata da periodi di soggiorno all’estero (Il Cairo prima, Barcellona
poi), ambienti nei quali ha potuto sperimentare in questo congedo intimo e
sradicamento fisico dalla sua terra un nuovo e più profondo attaccamento alla
stessa. Le poesie di Epifani ci parlano di un rapporto contrastivo instaurato
con l’ambito provinciale che ha determinato la sua giovinezza ed adolescenza:
un amore sofferto a tratti perturbato e insondabile nella concretezza e al
contempo il bisognoso ricorso ad un esodo, pur non convinto e innervato da
strascichi di rimorso.
Meritano la giusta attenzione quei
carmi lirici di Epifani dove l’amore per la terra, quel legame serrato e
inscindibile con Gea, si metamorfizza e diluisce nella dimensione degli affetti
che riguardano l’intimità. Alle radici di
Eva risulta così un canzoniere d’amore per la sua donna, una collezione di
componimenti nei quali si invoca e si rende grazie per la straordinarietà di un
legame d’amore e lo stupefacente sincronismo emozionale degli amanti. Nel
connubio mitico tra sé e la terra finisce così per esser contenuto al suo
interno, in quel magma riottoso di affezione all’ambiente rituale e domestico,
la lode all’amata “ragione della mia
nascita/ragione della mia morte”, punto focale di un inizio programmatico e
la fine di un rimestare di memorie.
La lontananza dal Sud rigoglioso e
fraterno e dall’agognata donna-sposa potrebbe essere un motivo ulteriore di
tormento capace di svilire l’animo del Nostro ma così non è perché entrambi
vivono nel pensiero e si solidificano nella reminiscenza reiterata. Quel “filo intessuto” tra lui e la sua donna
è, allora, una trama d’organza incorruttibile, tanto forte da riuscir a
superare ciascun attrito, colpo o rottura a rimarcare quella condizione
esistenziale precipua in Epifani ossia della dualità nell’unità: l’unica “condizione per esistere:/ [siamo] io e te”.
Nota:
I presenti testi corrispondo a quelli pubblicati nell’opera antologica del Premio. E’ vietata la riproduzione in forma integrale e/o di stralci su qualsiasi tipo di supporto senza l’autorizzazione da parte dell’autore.
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