sabato 16 settembre 2023

Bruno Epifani

Bruno Epifani (1936-1984)

Premio Speciale "Alla Memoria"

IV edizione - 2015


 

 

Biografia dell'autore:


Bruno Epifani è nato a Novoli (LE) nel 1936. Fin da ragazzo ha voluto promuovere nel paese attività culturali di vario genere, fondò con altri amici il Circolo Culturale “Pippi Ferraro” che fu catalizzatore di fermenti creativi considerevoli per un piccolo centro del Salento. Per dar fede alla sua idea di giustizia volle insegnare ai ragazzi meno fortunati, in quel ghetto che erano le classi differenziali, convinto che a tutti va data un’opportunità.

Si è sempre interessato di letteratura contemporanea, in particolare si è impegnato nello studio di poeti quali Quasimodo, Gatto, Bodini; si  è laureato con una tesi su Tommaso Fiore.

Autore in vita di un solo volume, Epistolario Salentino (L’Orsa Maggiore, Lecce 1967) e di due volumi postumi, Una terra d’origine (Pensionante de’ Saraceni, Caprarica di Lecce 1986) e Alle radici di Eva (Milella, Lecce 2014). L’anelito a conoscere altri luoghi, lo ha spinto a insegnare anche all’estero, prima al Cairo, nel 1975, poi a Barcellona, nel 1978.

È morto a Roma nel 1984.



Motivazione del conferimento del Premio:


Bruno Epifani, poeta nato a Novoli nella provincia leccese nel 1936 e deceduto prematuramente a Roma nel 1984, ci ha lasciato un’eredità culturale non indifferente sotto forma di un nutrito mannello di versi. La prima pubblicazione, dal titolo che marca da subito il profondo legame con la sua terra ossia Epistolario salentino è del 1967. Si tratta dell’unico lavoro organico in forma cartacea che lo stesso Epifani riuscì a vedere completo e a diffondere tra amici e conoscenti. Ad esso seguirono la compilazione di versi prodotti dall’uomo nel corso degli anni nel volume postumo Una terra d’origine del 1986 e, in termini più recenti grazie all’impegno e alla volontà della moglie, il volume Alle radici di Eva pubblicato nel 2014.

Ciò che è possibile osservare con imperitura certezza  è che Epifani tingendo i suoi versi di un fascino incantato e al contempo critico nei confronti della sua terra può essere a ragione inserito in quell’ampia compagine della letteratura italiana contemporanea che ha posto l’accento sulle forme e sui disagi sentiti nella questione meridionale.

Il carattere che contraddistingue i cosiddetti meridionalisti è senza dubbio quel grado di conservazionismo anche nei più progressisti che conduce quel tipo di letteratura, narrativa o poesia, ad allestire una certa posizione ideologica tendente alla difesa del territorio. Si tratta di una posizione ben precisa in bilico tra tradizione e quindi conservazione della propria storia e dei propri valori ed una certa enfasi drammatica tipica di un certo illuminismo progressista e liberale. La difesa della terra, dei propri valori non è chiusura ma apertura verso il prossimo, verso una certa contaminazione. In altre parole, si viene a realizzare un vero programma politico e federalista ma di natura estroversa. Estroversione tipica di un liberalismo gobettiano che è palpabile in Dessì (con la faccenda delle "chiudende"), in Silone nel problema marsicano tra latifondisti e braccianti, in Jovine alle prese di un Molise lontano dal potere, sino ad Alvaro nella sua Calabria, ed è forse rintracciabile in Carlo Levi l'apogeo di questo sentimento. Sentimento di coscienza che in Sciascia fa sì che l’intera Italia sia poi considerata una Sicilia. Si tratta in sostanza di un modo di vedere o meglio guardare il mondo attraverso la lente di un Meridione non più derelitto e vittima ma di un’area geografica dove la storia di un paese se pare finire lì, ricomincia senza mezzi termini. Il sud, il tanto celebrato mezzogiorno italiano da Scotellaro a Brancati, da Jovine a Cuoco, da Salvemini a Lavava passando da Leonetti, Bonaviri, Fava non è altro che il teatro dove si inscena la rivincita dopo tanto dolore, dove si allestisce una nuova idea politica più sostenibile, che letterariamente viene espressa attraverso un realismo estremo e che trova nel soggetto l’idea di stato.

Nelle poesie di Epifani è difficile non rintracciare un elemento vegetale od animale che sia a caratterizzare concretamente la dimensione naturalistica di una terra di ulivi arcaici costeggiata da un mare dolce e compagno di avventure. L’esistenza del Nostro è stata marcata da periodi di soggiorno all’estero (Il Cairo prima, Barcellona poi), ambienti nei quali ha potuto sperimentare in questo congedo intimo e sradicamento fisico dalla sua terra un nuovo e più profondo attaccamento alla stessa. Le poesie di Epifani ci parlano di un rapporto contrastivo instaurato con l’ambito provinciale che ha determinato la sua giovinezza ed adolescenza: un amore sofferto a tratti perturbato e insondabile nella concretezza e al contempo il bisognoso ricorso ad un esodo, pur non convinto e innervato da strascichi di rimorso.

Meritano la giusta attenzione quei carmi lirici di Epifani dove l’amore per la terra, quel legame serrato e inscindibile con Gea, si metamorfizza e diluisce nella dimensione degli affetti che riguardano l’intimità. Alle radici di Eva risulta così un canzoniere d’amore per la sua donna, una collezione di componimenti nei quali si invoca e si rende grazie per la straordinarietà di un legame d’amore e lo stupefacente sincronismo emozionale degli amanti. Nel connubio mitico tra sé e la terra finisce così per esser contenuto al suo interno, in quel magma riottoso di affezione all’ambiente rituale e domestico, la lode all’amata “ragione della mia nascita/ragione della mia morte”, punto focale di un inizio programmatico e la fine di un rimestare di memorie.

La lontananza dal Sud rigoglioso e fraterno e dall’agognata donna-sposa potrebbe essere un motivo ulteriore di tormento capace di svilire l’animo del Nostro ma così non è perché entrambi vivono nel pensiero e si solidificano nella reminiscenza reiterata. Quel “filo intessuto” tra lui e la sua donna è, allora, una trama d’organza incorruttibile, tanto forte da riuscir a superare ciascun attrito, colpo o rottura a rimarcare quella condizione esistenziale precipua in Epifani ossia della dualità nell’unità: l’unica “condizione per esistere:/ [siamo] io e te”.


(Motivazione critica stilata da Lorenzo Spurio, Presidente del Premio)


 

Nota:

I presenti testi corrispondo a quelli pubblicati nell’opera antologica del Premio. E’ vietata la riproduzione in forma integrale e/o di stralci su qualsiasi tipo di supporto senza l’autorizzazione da parte dell’autore.

 


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